V° programma di azione dell'Unione Europea

È uno dei documenti più rilevanti in materia di sviluppo sostenibile, se non il più rilevante in virtù del fatto che l'UE è un organismo in grado di esercitare un'influenza politica che trascende le frontiere dei paesi che la compongono.

Varato all'indomani della conferenza di Rio de Janeiro, il V Programma assume integralmente i principi dello sviluppo sostenibile e si presenta come strumento di attuazione in ambito comunitario dell'Agenda XXI, con un periodo di vigenza dal 1993 al 2000 (verifica intermedia all'inizio del 1996).

Si insiste maggiormente sulla necessità di razionalizzare e ridurre i consumi di risorse, piuttosto che sull'integrazione di ambiente e sviluppo nei processi decisionali. Viene, in altre parole, effettuata una scelta di campo (la gestione dei consumi delle risorse ambientali) che in qualche modo presuppone il perseguimento degli obiettivi più tradizionali di tutela ambientale.

La definizione di sviluppo sostenibile aggiunge il concetto di danno alle risorse naturali a quello tradizionale di danno ambientale: "Il termine sostenibile utilizzato nel presente documento si riferisce a una politica e a una strategia per perseguire lo sviluppo economico e sociale che non rechi danno all'ambiente e alle risorse naturali dalle quali dipendono il proseguimento dell'attività umana e lo sviluppo futuro".

 

Presupposti e requisiti pratici necessari dello sviluppo sostenibile

  • Conservazione dell'equilibrio generale e del valore del patrimonio naturale;
  • ridefinizione dei criteri e delle analisi costo-beneficio delle attività umane considerando le conseguenze reali, in termini fisici e monetari, per l'ambiente nel breve, medio e lungo periodo;
  • distribuzione e uso delle risorse in modo equo fra tutti i paesi e le regioni;
  • prevenzione dell'esaurimento delle risorse naturali e minimizzazione della produzione di rifiuti (riutilizzo e riciclaggio dei materiali);
  • razionalizzazione della produzione e del consumo dell'energia;
  • modifica dell'atteggiamento generale della collettività per quanto riguarda il consumo e il comportamento.

Principio della responsabilità condivisa 

Si richiede una ridistribuzione delle responsabilità ambientali tra i diversi attori sociali con il coinvolgimento attivo nella politica ambientale dei vari soggetti regolati, siano essi cittadini, consumatori o imprese. Vi è il superamento del rapporto autorità controllante/soggetto controllato, in favore di sistemi di controllo alternativi basati, ad esempio, sull'autocontrollo e sulla certificazione. 

 

Sistema misto 

È un tipo di programmazione in cui gli strumenti regolamentativi del tipo command and control sono affiancati e completati da altri strumenti di politica ambientale basati sulla responsabilità e iniziativa volontaria dei soggetti:

  • strumenti amministrativi (autorizzazioni, rispetto di standard, di metodologie, di procedure, etc.);
  • strumenti economici (tasse ambientali, incentivi, sgravi fiscali, etc.);
  • strumenti informativi (etichetta ambientale, liste degli inquinatori, dichiarazioni ambientali delle imprese, etc.), che incidono sull'immagine dei prodotti e delle imprese, oppure incoraggiano determinati comportamenti;
  • strumenti negoziali e volontari (accordi di programma fra le amministrazioni pubbliche e le imprese, programmi di compatibilità ambientale volontariamente attivati dalle imprese). Fondamentale innovazione apportata è il regolamento "EMAS" (Environmental Management and Audit Scheme).
Ultima modifica: Lun, 14/12/2015 - 18:49