Lo sviluppo sostenibile nella dichiarazione di Rio de Janeiro

La Dichiarazione di Rio de Janeiro, diversamente dalle Convenzioni multilaterali sul clima e sulla biodiversità, appartiene alla categoria del diritto internazionale nota come "dichiarazioni di principi": pur non costituendo fonte autonoma di norme internazionali, essa rappresenta una manifestazione autorevole, in quanto consensuale, dell'opinione degli Stati. L'analisi dei principi esposti nella Dichiarazione permette di delineare un quadro esauriente dei connotati dello sviluppo sostenibile e di fornire indicazioni più precise rispetto a quelle desumibili dalla definizione del rapporto Bruntland. Approccio antropocentrico: nell'enunciazione dei vari principi si coglie un punto di vista che non contempla una sfera autonoma di "diritti della natura", nè, d'altronde, si considera l'ambiente un "bene comune dell'umanità" al di sopra degli interessi dei singoli e delle collettività: la tutela della natura dovrebbe entrare a far parte dei diritti dell'uomo internazionalmente riconosciuti allo stesso modo dell'eliminazione della povertà. Principio 1: "gli esseri umani sono al centro delle preoccupazioni relative allo sviluppo sostenibile". Principio 2: si ribadisce la sovranità permanente di ogni Stato sulle proprie risorse naturali. Principio 3: "il diritto allo sviluppo deve essere realizzato in modo da soddisfare equamente le esigenze relative all'ambiente e allo sviluppo delle generazioni presenti e future". Principio 4: "Al fine di pervenire ad uno sviluppo sostenibile, la tutela dell'ambiente costituirà parte integrante del processo di sviluppo e non potrà essere considerata separatamente da questo". Principio 5: l'eliminazione della povertà costituisce il "requisito indispensabile dello sviluppo sostenibile". Principio precauzionale 6: "In caso di rischio di danno grave o irreversibile, l'assenza di certezza scientifica assoluta non deve servire da pretesto per rinviare l'adozione di misure adeguate ed effettive, anche in rapporto ai costi, dirette a prevenire il danno ambientale". Importanza delle capacità istituzionali: per consentire uno sviluppo sostenibile, da parte delle istituzioni, deve essere promossa la partecipazione dei cittadini, l'accesso all'informazione, la sensibilizzazione del pubblico e l'internalizzazione dei costi ambientali. Equità intergenerazionale: anche le generazioni future devono avere garantiti gli stessi diritti e le stesse possibilità di sviluppo dell'attuale e si dovrà fare i conti con l'esigenza di una maggiore equità socio-economica nelle attuali società. Diversità di responsabilità fra i diversi soggetti sociali ("chi inquina paga"): "In considerazione del diverso contributo al degrado ambientale, gli Stati hanno responsabilità comuni ma differenziate. I paesi sviluppati riconoscono la responsabilità che incombe loro nel perseguimento internazionale dello sviluppo sostenibile, date le pressioni che le loro società esercitano sull'ambiente globale e le tecnologie e le risorse finanziarie di cui dispongono". Principio di concertazione: la sostenibilità può essere realizzata solo con uno sforzo congiunto e coordinato fra tutti i livelli di governo dell'ambiente e del territorio e, consensuale fra le parti sociali. "Le popolazioni e comunità indigene e le altre collettività locali hanno un ruolo vitale nella gestione dell'ambiente e nello sviluppo grazie alle loro conoscenze e pratiche tradizionali. Gli Stati dovranno riconoscere la loro identità, la loro cultura e i loro interessi...".

 

Ultima modifica: Lun, 14/12/2015 - 18:40